venerdì 2 luglio 2010

E pensare che al liceo manco mi piaceva studiare...

Le mie palpebre si sono aperte ufficialmente più di tre ore fa. Oramai ci sono abituata, convivo con questa sveglia biologica dettata dal caldo e dalla luce che penetra nella mia nuova stanza da letto da circa un mesetto. Guardo il soffitto, guardo elle che sonnecchia beatamente lì al mio fianco, guardo la finestra spalancata (maledettabastardaarriveràl'inverno!) e infine il mio sguardo cade sul comodino ikea nero, con su il blocchetto appunti regalatomi da Elena. Lo prendo tra le mani, cerco una penna, prendo appunti (non si sa mai che mi dimentichi quell'idea fulminante), incrocio le braccia dietro la nuca e penso.

"E pensare che al liceo manco mi piaceva studiare...". Mi alzo, sprofondo nel divano del salotto e cerco su Fastwebtv qualcosa che mi rilassi. Guardo Cold Case, quella serie mi piace da impazzire. E poi colazione, quattro chiacchiere con elle in cucina prima che si metta a lavorare, sediamo distanti alle nostre scrivanie e cominciamo a scribacchiare. Io comincio la mia giornata lavorativa su duellanti.com, cerco le mie news, le pubblico, pausa. E poi mi sorprende il pensiero fisso con cui mi sono svegliata: il blocchetto appunti. A farmi compagnia e ad angosciarmi minuto dopo minuto ci pensano i post-it arancio fosforescente attaccati alla mia lavagna magnetica che mi ricordano una data: 26 luglio 2010, TERMINE MASSIMO. Un indirizzo, i documenti che mi servono e, a caratteri cubitali, capeggia un PROGETTO DI RICERCA DETTAGLIATO. Prendo il mio blocchetto, lo sfoglio, Quell'idea mi piaceva, vado alla ricerca di qualche vecchio saggio che mi è servito per la tesi di laurea e apro word. Pagina bianca, ti odio. Inizio a scrivere due righe, manca l'ispirazione anche se le idee tamburano nel mio cervello, nella speranza di uscire, prima o poi. Leggo, (ri)studio, mi auto-convinco che l'idea è una merda. Passa lo sconforto, succo di pompelmo rosa e una dose di ottimismo scavata dal nulla. Questa schizofrenia è anche dettata dal ciclo in arrivo, attenzione. Solitamente sono un po' meglio.

Maledetta me che ho deciso di provarci. Tanto poi manco mi prendono. Apro il cassetto in cerca di idee (certamente troverò l'illuminazione proprio lì!) e ritrovo il mio vecchio libretto del liceo. Sfogliandolo mi viene proprio da ridere: una sfilza di insufficienze in matematica e fisica (roba da record) e poi storia, filosofia (all'ultimo anno sono riuscita anche a prendere un 7 e un 8...con quella stronza era praticamente impossibile), latino e greco (lo scritto mai oltre il 6-...a salvarmi era un ottimo orale), italiano, ecc. Il mio voto di maturità è stato un fallimento totale, ma diciamo che è stato perfettamente coerente con il mio percorso altalenante a scuola. Che poi, alla fine, le (poche) cose che ho studiato, mi sono servite all'università e anche bene. Però è assurdo che adesso abbia deciso di compiere questo passo, passando (forse) altri tre anni della mia vita a studiare, a imparare ancora. Dieci anni fa avrei preferito la gogna piuttosto che assemblare e acquisire concetti.

Quanto si cambia in un arco di tempo così breve. Dieci anni, alla fine, non sono un cazzo. Però lo ammetto, ho un desiderio pulsante: se accade quello che vorrei che accada, vorrei tornare al mio liceo per cercare quella frustrata della mia insegnante del ginnasio, una nana con le cosce a tarallo che aveva i capelli più tinti di Pippo Baudo. E magari sbatterle in faccia i miei successi, visto che mi trattava neanche fossi una decerebrata. Mmm...però, pensandoci. Probabilmente dieci anni fa l'avrei fatto, provando anche una certa soddisfazione alla fine. Ma alla fine gliel'avrei data vinta, avrebbe dimostrato la mia totale imbecillità. Nah, lasciamo perdere.

Magari torno al mio cursore lampeggiante di word che invoca pietà: Ti prego, scrivi qualcosa! 355 caratteri, spazi inclusi, fino ad adesso. Mmm.

E pensare che al liceo manco mi piaceva studiare...

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