lunedì 5 luglio 2010

Sui (finti) giovani d'oggi ci scatarro su

"Come pararsi il culo
e la coscienza è un vero sballo
sabato in barca a vela
lunedì al leonkavallo"

(Afterhours - Sui giovani d'oggi ci scatarro su)

Cerco di non pensarci da quel (neanche tanto) lontano 22 marzo 2010, quando è stato inciso e sottoscritto in calce il voto della mia discussione di laurea. Entro con le mani sudate, la testa concentrata sui punti focali del mio progetto, mi siedo, sistemo il microfono, introduzione del mio relatore, si parte. Vuoto. Parlo, parlo, parlo, getto occhiate alla commissione, parlo, parlo, parlo, domanda della controrelatrice, rispondo, rispondo, rispondo. Esco. Che il verdetto abbia inizio. Amici, mamma, papà, elle mi incoraggiano. Io so già che il mio destino è segnato nel momento in cui quella porta di aprirà: commissione seduta è cattivo segno, commissione in piedi è grande notizia. Si apre la porta dopo cinque minuti abbondanti, entro con gli occhi chiusi, commissione seduta con il Presidente (nonchè mio relatore) in piedi. Merda. Gli occhi si riempiono di lacrime, arrivo alla cattedra della commissione delusa, stracciata, incazzata. Incrocio lo sguardo del mio relatore: gli basta un nanosecondo per leggere la mia delusione e guardarmi con affetto quasi paterno. Pronuncia la sua formula, sento a malapena il voto (tanto non era quello che volevo...o meglio, con quell'aggiunta che mi avrebbe fatto uscire saltellando e gridando), sorriso di circostanza. Sento un gelo alle mie spalle, probabilmente sono rimasti delusi un po' tutti. Orecchie ovattate, stringo mani senza incrociare i volti, se non quello di un professore che ha la faccia compiaciuta e divertita. Esco stile zombie da quell'aula, in un tragitto di pochi metri che mi è sembrato infinito, si chiudono le porte. E' finita. Urla, applausi, abbracci, baci. Complimenti, congratulazioni, brava, bravissima. Ho lo sguardo spento, la voce mi trema e vorrei piangere e urlare dal nervoso. Solo lei, Elena, capisce e mi guarda. Basta uno sguardo per capirci che lei dice: "La ferita si rimarginerà. Ti brucerà a lungo, ma credimi, passerà prima o poi". Andiamo a festeggiare al bar dell'università, io non ho voglia per niente. Sono incazzata, non è andata come volevo e non capisco perchè. Foto di rito (ma si percepisce fino al millimetro della mia pelle la rabbia), brindisi di rito, oramai ex colleghi che passano ad abbracciarmi e a farmi le congratulazioni. Nessuno, a parte Elena, riesce a capire il mio stato d'animo di quei momenti. Tutti pensano che sia una cretina perchè comunque ho preso il massimo dei voti, ti pare che devo fare quella faccia da funerale?. Fanculo, non capite un emerito cazzo. Dopo un'oretta di festeggiamenti, cominciano a trapelare le prime indiscrezioni: l'opposizione di un paio di professori alla mia lode perchè l'argomento è troppo facile, siamo ad una laurea specialistica, mica all'asilo Mariuccia? Troppo facile? Ho passato i miei ultimi (9-10) mesi a studiare la storia del cinema d'animazione, saggi, libri, scrivendo appunti anche sulla carta da culo. Ho formulato ipotesi, le ho dimostrate con enorme fatica visto che il tema centrale del mio lavoro non aveva testi di riferimento specifici. Guarda, analizza, interessati. Capire il mutamento dell'animazione italiana dall'avvento del Piano Media a oggi. Cos'è cambiato? I temi, la tecnica, la produzione? Perchè l'animazione italiana s'è dovuta vendere il culo con un prodotto facile come le Winx anzichè continuare una tradizione culturale importante, che è sempre cresciuta di pari passo con la realtà sociale? In che modo la realtà sociale ha influito sull'animazione stessa? L'animazione racconta davvero la realtà? E se sì, in che modo? Ho dato delle risposte, probabilmente non sono piaciute perchè l'argomento, a detta di certe teste, è troppo facile. Già, perchè il fatto che si analizzi, tra le varie cose (dopo oltre 120 pagine di teoria), un caso commerciale (che rappresenta le ultime 50 pagine di un percorso) è merda.

Adesso bisogna scovare il colpevole. Come La Sposa tarantiniana mi sono messa alla ricerca e non ho dovuto aspettare tanto per rintracciarlo e capire. Che stupida, bastava capirlo subito!Quel bastardo che sorrideva e t'ha guardato con compassione dopo la proclamazione. Già, il suddetto professore è il classico esempio di persona che vuole farsi amare dai suoi studenti con battute aiuannaghea, fa il simpatico e l'alternativo, destabilizza il rapporto professore-studente mettendoti al pari di un amico, si riempie la bocca di paroloni di cui probabilmente conosce solo un quarto dei loro significati, ecc. Il classico aspirante sessantottino che per questioni anagrafiche (non ha nemmeno quarant'anni) non ha potuto conoscere il '68 se non attraverso i documentari di Giovanni Minoli o sui libri, ma si batte e protesta perchè deve battersi e protestare.

Però lui vive su Facebook, ha il suo I-Phone di ultima generazione con connessione ultra-potente, gira con il suo Mac ultraleggero. Sputo sul capitalismo e le sue forme più bieche, ma alla fine non riesco a cederne alla tentazione.
Il (finto) giovane d'oggi su cui Manuel Agnelli (e me compresa) ci scatarrerebbe su. Però è coerente, il professore gggiovane, quando di fronte ad una tesi progressista che vuole allontanarsi dalle solite questioni intellettuali già trite e ritrite (mah...che so..il post-moderno o l'apocalisse, visto che hanno scritto libri, saggi e teorie persone decisamente più illustri e magari leggermente più preparate), esprime il suo disappunto affermando che è una tesi facile, limitandosi a leggerne il titolo e senza neanche preoccuparsi di sfogliare qualche pagina o, magari, dare un'occhiata al sommario o alla bibliografia.

Poi in realtà scopri che tutto questo nasce da uno scazzo personale, per colpa di. Poi scopri che il "colpa di" s'è preso il voto che volevi tu (meritatissimo, per carità) perchè uno dei due litiganti ha preferito la strada diplomatica. E nel frattempo tu covi serpe in seno, non dormi la notte, ci pensi, ci rimugini, ti fai sensi di colpa. E' colpa tua che hai osato? Probabile.

E' un chiodo fisso da cui non riesco a liberarmi. La cosa mi fa stare male, mi deprime, ha annullato completamente quel minimo di autostima che ogni tanto fuoriesce dai miei pori cutanei. Non so se mi riprenderò da questo colpo. E' stata una mazzata al mio io, m l'ha frantumato in mille pezzi. E' diventato un mio ostacolo. Molti penseranno che sono teatrale e che sto esagerando. Può darsi. Sta di fatto che sono passati tre mesi abbondanti e ancora ci penso.

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